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ARTROMIOPATIA.

Metodo C.H.A.N.

(Centering Human Anatomic)

Artromiopatia o Artrotendinomiopatia, similare ma non identica all’Osteopatia, prende le mosse dallo studio delle articolazioni, dei muscoli e dei tendini con le loro rispettive inserzioni.

Cresce in Italia a cura del dott. A. Chessa  che, dopo aver conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia in data 28 febbraio 1984 ed essersi iscritto all’albo professionale n. 34839 il 20 settembre 1984, incominciò a frequentare diversi Ospedali, quali il Nuovo Regina Margherita in Roma (Reparto di Chirurgia) sotto la guida del Prof. Lucifero, e il reparto di Chirurgia d’urgenza e Pronto soccorso del Policlinico Umberto I (Prof.  Becelli), dove apprendeva le varie tecniche operatorie eseguite dai suoi colleghi Chirurghi.

Staccandosi dalla chirurgia si trovò proiettato a curare i suoi assistiti nell’ambito della Medicina Generale, dove osservò che la maggioranza accusava varie patologie articolari e, nonostante fossero stati trattati con le dovute cure mediche (fans, miorilassanti, cortisonici, etc.…), non presentavano validi risultati terapeutici. Invitò  ad associare alle cure di routine, le nuove tecniche riabilitative, tanto in voga da allora sino ai nostri giorni, ma… niente di niente. Voleva conoscere e capire perché queste discipline non davano quei risultati tanto decantati negli articoli giornalistici o nei vari programmi televisivi d’informazione medica.

Il dott. Chessa frequentò diversi seminari di osteopatia sia a Como sia a Bergamo dal dott. P. Dudal, ma niente riusciva a togliere dalla sua mente l’idea che a queste ottime tecniche qualcosa mancasse, sebbene i procedimenti curativi fossero, il più delle volte, personalizzati e variati da un professionista all’altro.

Particolarmente istruttiva fu la lettura del libro: “ Le manipolazioni articolari della colonna vertebrale”, di B. Desoutter, P. Girardi, J.L. Lafont e J. Taillandie,  e il libro di Alan Stoddard “Manuale di Osteopatia”, dove venivano illustrate le principali tecniche delle manipolazioni nella pratica osteopatica. Anche in questo studio sulle manipolazioni, l’ottima tecnica illustrata e commentata era settoriale cioè portava a trattare le singole patologie senza collegarle tra di loro. La ricerca del dott. Chessa proseguì con lo studio del libro: ”Energetica Cranio sacrale” del dott. Chiropratico Peter Crisera, interessante e istruttivo per chi si dedica all’armonia della dinamica Strutturale Neuro-muscolo-scheletrica, ma i dati raccolti non erano sufficienti per una risposta teorica rilevante e risolutiva.

Ecco allora tracciarsi una nuova ipotesi: “Perché non pensare che le disarmonie muscolo-scheletriche potessero insorgere per un cattivo allineamento muscolo-tendineo?”.  In effetti, qualcosa di simile si può ritrovare nel testo ”Les Chaines musculaires et articulares” di Godelieve Struyf-Denys, dove si spiega che le deformazioni strutturali possono agire sul Sistema Locomotore… Forse questa era la pista giusta ! ma bisognava documentarsi bene sui libri di Anatomia.

Incominciò ad approfondire lo studio sui diversi volumi di Anatomia Umana del Prof. V. Virno: dall’Osteologia, all’artrologia, dalla Miologia all’Angiologia etc... e poi sui volumi dell’Anatomia Topografica: Regioni della testa, del collo e del torace, dell’addome, del bacino e degli arti . Studiò sui trattati di ortopedia e osservò con cura le ottime illustrazioni del Netter.  Infine comprò le cinque cassette video sui cadaveri riprese dal Prof. V. Manotta, docente di Neuroanatomia all’Università di Torino; documentandosi su quello che si poteva vedere e apprendere solo in sala settoria.

Si sentiva pronto a iniziare quello che gli balenava nella mente, riunì il tutto e mise mano (con estrema cautela) alla sua idea manipolativa. Il primo paziente trattato, lamentava una forte algia al piede dx da impedirgli la normale deambulazione. Visitandolo, percepiva che alcune strutture tendinee e ossee non erano allineate secondo lo schema esaminato sulle illustrazioni del NETTER che sul libro del Prof. Virno.  Il dolore si estendeva dal tendine al muscolo e dal muscolo all’osso interessato, e proseguendo a visitare tutto il lato dx del corpo, altre strutture  muscolari superiori, risultavano dolenti all’esame della mano esaminatrice.  Riflessione: “Può una patologia estrema basale propagarsi lungo il tratto distale sino ad arrivare a disarmonizzare tutte le strutture a valle o all’origine, come se fosse un susseguirsi di tanti anelli di una lunga catena articolata?”. Bisognava iniziare e mettere in atto tutto quello che aveva appreso negli studi intrapresi. Provò a riordinare la situazione tendinea del paziente e mettendo in atto la sua tecnica, osservò che le strutture tendinee e muscolari, messe in ordine, non erano più dolenti al tocco della mano sul dorso del piede. Stessa cosa su altre strutture anatomiche dove il paziente avvertiva dolore. Si rimise a visitare, ma questa volta i conti tornavano. La procedura di partenza: “alluce-pollice” e di ritorno: “pollice-alluce”, andava benissimo. Invitando i singoli pazienti a stendersi sul lettino da visita, prima in posizione supina per le fasce anteriori e in seguito prona per le fasce posteriori, riusciva a esaminare i diversi disallineamenti muscolari, tendinei e ossei da curare, riallineandoli gradualmente e ridando cosi benessere e motilità a quelle articolazioni che erano bloccate e dolenti. 

Bisogna notare che nelle articolazioni possono svilupparsi anomalie di origine legamentosa, cioè quel dolore che si sviluppa quando la parte è sottoposta a stiramento continuo.

Come per esempio il dolore lombare che insorge dopo che il paziente è stato seduto su una poltrona senza nessun supporto al rachide lombare. In questo caso il dolore si sviluppa nei legamenti sopraspinosi e interspinosi e anche nel legamento longitudinale posteriore del rachide.

Un altro esempio di dolore legamentoso è quello che si sviluppa nella fascia plantare e nei legamenti del piede, specialmente se esso è piatto, dopo che il paziente è stato a lungo in posizione ortostatica. Diverso è il dolore da aderenze e tensioni capsulari, che sono alla base di molte ipomobilità. Il dolore dovuto ad aderenze si avverte all’improvviso quando è stirata la capsula; se le aderenze sono stimolate, ne segue un forte dolore, che lascia l’articolazione e i muscoli circostanti in una condizione di sofferenza.

La centratura manipolativa delle articolazioni è d’importanza vitale e primaria, ma non di minore importanza sono il miglioramento dell’atteggiamento posturale, del drenaggio linfatico, venoso e arterioso; così come la pratica di esercizi fisici per il rafforzamento dei muscoli, dei tessuti e dei legamenti retratti che possono essere allungati soltanto con la ginnastica. Infatti, la notevole mobilità dei bambini può essere mantenuta nell’adolescenza con un diligente esercizio giornaliero che si proponga di mantenere tesi i legamenti. E’ quanto fanno gli acrobati per assumere atteggiamenti così prodigiosi. In caso inverso, i legamenti possono accorciarsi con l’inattività e la mancanza d’esercizio fisico, apportando nel corpo sbilanciamenti posturali.

Ogni articolazione, ogni tessuto, ogni cellula del corpo influenzerebbe tutte le altre strutture dell’organismo apportando ad anomalie dovute a una cattiva inosservanza delle leve tendinee che regolano la nostra stazione eretta o seduta.

Per esempio: In posizione eretta bisognerebbe rispettare l’incidenza della gravità che agisce sul nostro corpo (v. statica e cinetica, prossima pubblicazione), e in posizione seduta rispettare gli angoli anatomici. Gamba-coscia: intorno ai 90°; coscia-tronco: da 100° a 130,° appoggiando sempre la parte dorsale sullo schienale della sedia e mai a 90°, perché il peso del tronco graverebbe sulle vertebre lombari (L4,L5,S1), lesionando il disco o i dischi intervertebrali, provocando la rottura dell’anello fibroso e di conseguenza: Ernia discale ! per cui quando mangiate (ATTENZIONE non è di galateo), appoggiate l’avambraccio sul piano, per scaricare la tensione dei muscoli spinali e, non la mano sul bordo del tavolo.

 

Chiude la presentazione dell’ARTROMIOPATIA, molto richiesta dai suoi pazienti, precisando nuovamente, che l’obiettivo della terapia artromiopatica è il completo ristabilimento dell’integrità strutturale del corpo che riportando alle condizioni normali le articolazioni, le protegge e le cura, restaurando perfettamente il flusso neuro-trasmettitore: Cervello-muscolo-tendine-osso.

Con profonda osservanza.

 

Dott. Antonino Chessa

ARTROMIOPATIA.

Metodo C.H.AN. (Centering Human Anatomic)

Studio: Roma – Via F.Vassalli,45 – scala B/10

Tel. 06 6631413

Cell. 339 7593074

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